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Presenza e profondità

L’enorme importanza dell’andamento della risposta in frequenza esibita dalle casse acustiche, nelle condizioni di installazione nella quali vengono ascoltate, viene spesso sottovalutata anche da chi avrebbe mezzi ed esperienza più che sufficienti a poterne rilevare ed evidenziare tutte le implicazioni.

In questa breve esposizione viene evidenziato un aspetto di base riconducibile facilmente all’andamento della risposta in frequenza.
Aspetto del quale sono tutti perfettamente consci da sempre e che è possibile sperimentare anche con un accorto uso dei normali controlli presenti una volta su quasi tutti gli apparecchi hi-fi, ovvero il controllo di Loudness ed i controlli di Tono.
Chi sa che la loro sparizione dagli odierni apparecchi hi-fi non sia da ricollegarsi anche alla volontà di sottrarre all’ignaro utente finale un facile strumento di controllo e di verifica di quanto anche piccole variazioni nell’andamento della risposta in frequenza possano pesantemente influire sui “tutti” gli aspetti dei suoi ascolti.
E su come potrebbe facilmente ottenere risultati più vicini a quelli desiderati, anche senza dover sostituire in continuazione costosi accessori, ed apparecchi che non ne sono scientemente dotati.
Iniziamo ricordando alcune cose presenti già da tempo anche in altre parti di questo sito:
Le bande di frequenza che è possibile esaminare per andare a verificarne gli effetti sull’ascolto possono essere talmente tante… E poi: “…isolate o più insieme…?”, “…in più o in meno…?”, “… Quante combinazioni/permutazioni…?”
Le più importanti, così all’impronta, con annesse laconiche definizioni non esaustive potrebbero essere una/due ottave circa centrate attorno alle frequenze seguenti:
A: 50, B: 160, C: 400, D: 1000, E: 2000, F: 3150, G: 5000, H: 10000 Hz, I: 12500, L: 16000 (per chi li sente…)

A: I “bassi profondi” e l’ampiezza/immanenza delle grandi orchestre/gruppi specie dal vivo. Se è abbinata alla L è ancora meglio.
B: Potenza. Ma anche “gommosità”, se esuberano/mancano altre frequenze. Il difetto può essere corretto aumentando le gamme da D a G, ma ovviamente ci sono dei limiti…
C: Scatolarità, effetto cartone (“scatola da scarpe”, specie sulle voci maschili), quando troppo. Leggerezza del tom (batteria), del sax baritono, delle note “medio-basse” della chitarra, quando poco. E annessi e connessi. Se è troppo poco C e troppi A e B può contribuire al famoso “basso gommoso”.
D: Se è poco si perde “effetto presenza” se è troppo aiuta ad emergere i difetti della C.
E: Se è poco diminuisce “effetto presenza” se è troppo interviene il “pungente/fastidio”.
F: Caratterizzazione ed “articolazione” degli strumenti solisti e delle voci, specie femminili.
G: Apertura della timbrica degli strumenti aventi spettri “bassi ma non bassissimi”. Se è troppo “archi alla corda”.
H: Apertura/spaziosità del 99% degli strumenti e dei “rumori”, applausi compresi. Se è eccedente comporta il famoso effetto durezza, freddezza, fastidio, “effetto cupole rigide” e/o “meno setosità” della gamma alta.
I: Queste cominciano ad essere alte frequenze “vere”, solo armoniche “aifai” e rifinitura, anche “spaziale”.
L: Come I, anzi meglio, ma solo per chi li sente davvero. Ariosità… Leggerezza e setosità dell’estremo alto.
C, F & G insieme: transienti più o meno “veloci”…

Inoltre…
Alcune risultanze sperimentali ripetibili di una “prova d’ascolto” condotta “molto seriamente” il 7 agosto 2004:

Di Maurizio Jacchia:

“…1. Che il TFS è uno strumento straordinario per quello che abbiamo fatto e, spero, continueremo a fare. In campo abbiamo messo quattro ampli valvolari di potenza da piccola a media. Regolando il livello per l’impossibilità di saturare abbiamo ottenuto un livello accettabile ma, credo di poter parlare a nome di tutti, almeno tre dB in più li avremmo graditi. Questo significa che con una cassa tradizionale avremmo dovuto usare il cornetto acustico. Badate che non si trattava di monotriodi da 3W, si arrivava sempre comunque sopra i 10W. Questo porta alla certezza che altri gruppi di ascolto siano soliti trarre conclusioni, e a Roma così avevamo fatto, ascoltando continue e reiterate saturazioni dell’ampli. Peraltro, con casse “raffinate” da 86-88 dB il concetto è estendibile alla fascia di amplificatori da > 60W. Il tutto, ricordo, con una cassa dal suono mooolto buono.

2. Che il primo ampli, commerciale, è stato scartato ad orecchio, e strumentalmente ha manifestato problemi intollerabili di motor-boating sulle basse, bassissime frequenze.

3. Che il gruppo di ascolto era così poco fondamentalista da essere finito ad ascoltare per le prove un disco proposto dal sottoscritto, l’unico veramente analfabeta da punto di vista musicale.

4. Che vi erano differenze, ad orecchio, fra TUTTI gli amplificatori e che siamo perfino stati in grado di esprimere un preferito direi condiviso da tutti.

5. Che il pezzo musicale da scelgiere mancando la commutazione diretta deve avere inizio e fine con livello moooolto simile, altrimenti si mettono in dubbio degli strumenti calibrati SIT ogni anno.

6. Che le differenze di risposta in frequenza ai morsetti dei vari oggetti, che spero di postare in giornata, sono distinguibili da sole, riprodotte con cool edit nella loro globalità, 20-20kHz, 10 volte su

7. Che purtroppo una delle cose che fanno incaz.. della risposta in frequenza è che la variazione può essere, nelle preferenze, neutra, migliorativa, peggiorativa, in relazione all’ambiente, il pezzo, i gusti. Questo gioca contro la possibilità di rilevazione eppure si rileva sempre. Mette anche in evidenza differenze di terminologia, c’erano almeno due ottave di differenza fra “l’aperto” di Renato ed il mio. Anche sopra la definizione di medio-basso il sottoscritto ha mostrato di avere dei problemi. Non esiste altra via se non quella da noi seguita per uniformare, col tempo, il vocabolario.

8. Che la psicoacustica pesa enormente e che Xxxxxx ne è il più immune del gruppo e lo è per carattere. Basta conoscerlo, per capire perchè. Altra certezza e che chi pensa di esserene immune o di “controllarla” sarà colui che ne è maggiormente affetto.

9. Che si sia a mala pena riusciti a togliere la crosticina di quel che c’è da fare.

10. Che la variabilità della risposta in frequenza non abbia spiegato tutto quel che abbiamo sentito ma che sia talmente avvertibile come tale da essere un ostacolo insormontabile se non messa assolutamente sotto controllo e possibilmente eliminata. …”

E allora:

Sistema a tre vie in cassa chiusa 'Delta Due', versione 2.3

Sistema a tre vie in cassa chiusa “Delta Due”, versione 2,3

Andiamo ora a confrontare due risposte in frequenza esibite dalla stessa cassa a tre vie (rilevate nelle stesse identiche condizioni nello stesso ambiente), ma con due diverse versioni del suo filtro di crossover, differenti solo per la attenuazione del midrange ed una piccola variazione del Q della parte passa-basso della cella di filtraggio del woofer.
Ciò che questi grafici consentono di valutare qualitativamente (una valutazione quantitativa è resa difficile a causa della scala volutamente compressa al fine di poter valutare meglio l’andamento generale, al di là delle perturbazioni localizzate sempre presenti in questo tipo di misure) è un andamento che presenta una gamma media al di sotto dei 1000 Hz leggermente attenuata nel grafico relativo alla versione 2.4 rispetto al livello esibito in quello relativo alla versione 2.3.

Sistema a tre vie in cassa chiusa 'Delta Due', versione 2.4

Sistema a tre vie in cassa chiusa “Delta Due”, versione 2.4

All’ascolto, la risposta delle Delta Due in versione 2.4, dotata (a confronto con la 2.3) di un livello relativo delle parti più bassa e più alta dello spettro in lieve maggiore evidenza rispetto ad una parte della gamma media, offre un minor “effetto presenza” ed una “conseguente” maggiore sensazione di “profondità” di tutta la scena acustica.
In pratica, sia pure di poco, la versione 2,3 offre un ascolto più “monitor” mentre la 2.4 una scena più “ampia e profonda”.

Risposta NPS-1000 Classic singola

Risposta NPS-1000 Classic singola

Se ora passiamo ad osservare a confronto dei due grafici appena visti anche una risposta rilevata su una cassa NPS-1000, notiamo che il suo andamento generale tende ad avere almeno una parte della gamma media (in questo caso si tratta di quella attorno ai 1000 Hz) leggermente arretrata come nella versione 2.4 delle Delta Due riprodotta qui sopra, sia pure con una parte attorno ai 2,5 kHz in maggiore evidenza (ad aiutare la definizione e la articolazione degli strumenti solisti e delle voci senza aumentarne eccessivamente l’”effetto presenza”).

Dobbiamo comunque tenere presente che, nel caso di casse NPS e in particolare proprio le NPS-1000, vi è un altro aspetto, che può influire sulla sensazione di profondità della scena acustica soggettiva. Aspetto che è descritto abbastanza compiutamente qui, e che potrebbe presentarsi anche con realizzazioni non NPS, ma dotate comunque di caratteristiche di dispersione in funzione della frequenza (magari anche a causa di orientamenti od installazioni particolari) tali da potersene avvantaggiare.