E’ sempre possibile sentire grandi differenze anche fra tweeter uguali, quando si vari anche di un’inezia le caratteristiche del loro filtro.
Quando l’impedenza elettrica di un tweeter non sia opportunamente ed esattamente controllata alla sua risonanza accade che, ove l’emissione del tweeter a tale frequenza sia attenuata meno di 10/15 dB, una colorazione la si sentirà sempre. Dato che ciò succede anche con i midrange, a meno che l’attenuazione alla loro risonanza non sia particolarmente ridotta (vedi ad esempio le AR 3a) consentendo allo smorzamento elettrico di fare almeno in parte il suo buon lavoro, questo è uno dei motivi che mi ha indotto a “cortocircuitare” il midrange delle 7/05 con una rete LC serie posta in parallelo all’altoparlante, risonante alla stessa frequenza (600 Hz) del mid a cupola ESB (così, non solo l’altoparlante risultava convenientemente “frenato”, ma non veniva nemmeno sollecitato, a tale frequenza). E il midrange sulle 7/05 era usato, con un filtro del II ordine, dai 2.000 Hz in su. Cioè i 600 Hz, con un filtro normale ben fatto, li emetteva a circa 24 dB più in basso dei 2.000 Hz…).
Le alterazioni della risposta filtrata passivamente e code sonore introdotte dalla risonanza di midrange e tweeter possono essere molto ridotte e smorzate senza bisogno di introdurre reti di compensazione (sempre difficilmente “sintonizzabili” in modo preciso sul particolare esemplare) mediante l’uso di un opportuno olio magnetico (ferrofluido).
Naturalmente uno stesso altoparlante dotato o meno del ferroflluido dovrà essere filtrato con reti differenti, che tengano conto delle diverse impedenze e delle diverse risposte in frequenza esibite all’estremo inferiore nelle due condizioni.
Ecco quindi spiegato in modo molto semplice perché tutti noi in certe situazioni d’utilizzo, non abbiamo la minima difficoltà a sentire grandi differenze, ad esempio, fra tweeter con o senza ferrofluido. E perché siano da preferirsi i primi.