Il testo sottoriportato è stato da me inviato alla rivista telematica Mc-Link il 28/01/1988 ed è tuttora reperibile accedendo all’area Abbonati di MC-Link.
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All’interno dell’area “aree/rubriche/scienze/varie”, effettuando una ricerca con parola chiave “ufo” fra la data 01/01/1988 e la data 01/02/1988 troverete il messaggio n.53, inviato ad Mclink il 28/01/1988 alle ore 10:38.
A partire da quella data, il messaggio 53 è stato a disposizione di tutti gli utenti di MC-Link.
Qualsiasi tipo di brevetto del dispositivo descritto, o di dispositivo simile funzionante sulla base di analogo principio, che sia stato depositato in data successiva al 28 gennaio 1988, visto che questa “opera dell’ingegno” era già di pubblico dominio (ed accessibile per via telematica da tutto il mondo) alla data indicata, è da considerarsi nullo.
TESTO ORIGINALE DEL MESSAGGIO 53
Rif.: R.Giussani
Oggetto: Richiesta di brevetto per: Dispositivo di propulsione magnetica
Nella trattazione che segue l’Autore prospetta la possibilità di sviluppare un dispositivo di propulsione magnetica atto ad essere applicato a veicoli di qualsivoglia tipologia.
Premessa di base
La considerazione che viene posta alla base del funzionamento del dispositivo in oggetto è che la velocità delle onde elettromagnetiche nel vuoto è la più elevata a conoscenza dell’uomo ma è pur sempre finita, ovvero assume un ben preciso valore, misurabile e verificabile. Tale valore è prossimo ai 300,000 km/s. Da ciò si deduce che un’onda elettromagnetica per percorrere uno spazio finito impiegherà un tempo finito e che per percorrere uno spazio infinitesimo potrà impiegare un tempo infinitesimo, ma non nullo. La seconda considerazione è che ad un’onda elettromagnetica, cui sono associati un campo elettrico ed un campo magnetico, può essere costretta a propagarsi secondo un fascio orientato, in direzione e verso, a piacere.
Filosofia generale
Per esemplificare, pensiamo alla luce emessa da una stella visibile dalla Terra. E’ accertato che, quando la luce raggiunge il nostro pianeta, la stella da cui è stata emessa in molti casi non esiste più. Ovvero: una volta che la luce è stata emessa, la sua storia si evolve in modo del tutto indipendente da quella della sorgente che la ha generata.
- Immaginiamo ora di avere a disposizione un magnete permanente e di fare scorrere della corrente elettrica in una spira concatenata con il flusso da esso generato. La spira verrà assoggettata ad una forza, mentre il magnete riceverà una spinta uguale e contraria. Se lasciassimo i due elementi entrambi liberi di muoversi, essi verrebbero accelerati e tenderebbero ad avvicinarsi od allontanarsi a seconda dei versi delle grandezze in gioco. Il baricentro del sistema da essi costituito tuttavia non si sposterebbe.
- Immaginiamo ora di assistere alla magnetizzazione del magnete di cui sopra, operata con un magnetizzatore ad impulso.
Prima dell’impulso al magnete non è associato alcun campo magnetico. Dopo la magnetizzazione il campo è presente. E’ intuitivo che il campo tenda a estendersi a tutto lo spazio circostante il magnete ovvero, in assenza di opportuni schermi, fino a distanze notevoli. La verifica può essere attuata con il semplice uso di una bussola magnetica.
- Ma, se prima della magnetizzazione il campo era assente e dopo è presente, si può arguire che per essere rilevabile ad una certa distanza abbia dovuto propagarsi, presumibilmente ad una velocità non superiore a quella della luce. Tale propagazione richiederà quindi un tempo non nullo.
- Se ora facessi scorrere una corrente in una spira posta ad una certa distanza, concatenata con alcune delle linee di flusso generate dal magnete, questa sarebbe assoggettata ad una forza.
- Si potrebbe altresì arguire che il campo magnetico generato da un certo istante in poi dalla spira attraversata da corrente, debba impiegare un tempo non nullo a raggiungere il magnete e che durante questo tempo si sia potuto procedere alla completa smagnetizzazione del magnete stesso.
- In tale circostanza, la spira sarebbe ora caratterizzata da una certa accelerazione, mentre il magnete (smagnetizzato), in assenza di possibile interazione con il campo generato dalla spira tenderebbe a persistere nel suo stato di quiete.
- Se però spira e magnete fossero collegati meccanicamente, ad esempio con un filo di seta, la spira tenderebbe a trascinare il magnete nel suo movimento.
Prima implementazione
Un miglioramento immediato del procedimento di cui sopra potrebbe già essere ottenuto sostituendo il magnete con una seconda spira, tale che la sua magnetizzazione e smagnetizzazione siano più veloci e complete possibile. Il funzionamento del dispositivo sarebbe in questo caso il seguente.
- Una corrente elettrica viene fatta scorrere in una delle due spire per il tempo necessario a generare il campo magnetico destinato a propagarsi fino alla seconda spira, quindi viene interrotta.
- La seconda spira viene alimentata a partire dal preciso istante in cui viene raggiunta dal campo generato dalla prima spira.
Da notare, che il tempo di alimentazione della prima spira deve essere inferiore al tempo necessario al campo generato dalla seconda a propagarsi per tutta la distanza che separa le due spire.
Alcuni calcoli
Distanza fra le due spire = 1×10 -3 [m]
Velocità di propagazione = 300×10 6 [m/s]
Tempo di propagazione = 3.33×10 -12 [s]
Se supponiamo di applicare la corrente alternativamente alle due spire in modo periodico ci troveremmo in presenza di una corrente periodica caratterizzata da una forma d’onda che sarebbe utile rendere più prossima possibile alla quadra. Considerando che, per il funzionamento supposto, il tempo di propagazione del campo fra le due spire dovrebbe essere fatto corrispondere al tempo di alimentazione delle spire stesse, la alimentazione delle spire (che dovrebbero essere alimentate con uno sfasamento relativo di 180o, ovvero in controfase) dovrebbe avvenire con i parametri seguenti
Periodo = 6.66×10 -12 [s]
Pulsazione corrente = 1.5 x10 11 [rad/s]
Frequenza corrente = 9.4 x10 11 [Hz]
La fondamentale dell’onda quadra si porrebbe quindi in prossimità dei 1.000 GHz.
Volendo ottenere una onda quadra si dovrebbe procedere alla generazione anche di un congruo numero di armoniche dispari della fondamentale. In questo caso, per spire poste alla distanza di 1mm, si giunge ad ipotizzare la necessità di alimentare le spire con correnti di frequenza pari almeno a 10.000 GHz.
Ecco un contributo sull’argomento pubblicato nel 2006 a firma Valerio Franchina:
Il Magnete Fantasma
Conclusioni
Non è difficile immaginare quale potrebbe essere l’impatto sulle tecniche di propulsione nello spazio cosmico di un simile dispositivo, specialmente alla luce dei rapidi progressi compiuti nella messa a punto di materiali superconduttori, che consentirebbero di aumentarne drasticamente il rendimento.
Proviamo ad immaginare un veicolo propulso dal dispositivo in oggetto. Anzitutto si dovrebbe trovare il modo di confinare la propagazione dei campi magnetici generati in modo da reimpiegare la energia che altrimenti sarebbe dispersa senza utilità nell’universo.
A questo scopo, probabilmente, si potrebbe fare uso di un guscio superconduttore di forma opportuna, tale da generare, a causa delle correnti in esso indotte dai campi generati dalle spire, un campo magnetico nella zona occupata dalle spire stesse il cui sfasamento sia tale da ottenere una azione di rinforzo dei campi principali.
Date le frequenze in gioco, è molto probabile che un veicolo dotato della propulsione magnetica descritta potrebbe diventare esso stesso luminoso, con colori dipendenti dalla frequenza e dalla intensità della alimentazione delle spire, che, per ottenere un facile effetto di orientazione della forza propulsiva, potrebbero essere montate in modo da poterne variare micrometricamente distanza ed inclinazione reciproca.
A chiusura di questa prima presentazione delle filosofie di funzionamento del dispositivo di propulsione magnetica ad ultrafrequenze di cui all’oggetto della presente trattazione, proponiamo che il nome in codice atto d’ora in poi ad identificarlo sia : Disco Volante
in lingua inglese : Flying Saucer
o, più brevemente: UFO
Dal 1988 al 2002 l’intuizione originale si è evoluta parecchio.
Ci sono, fra voi, ingegneri e/o fisici che vogliano e possano approfondire seriamente l’argomento?
Nel caso, scrivetemi.
Non vorrei che, con i soliti decenni di ritardo, si scoprisse che anche questa idea funziona…
Pare che, in anni molto più recenti, anche altri abbiano pensato qualcosa di simile.
Vedi, ad esempio, Propulsion Without Propellent Mass a Time-Varying Electromagnetic Field Effect di Benoît T. Guay, Québec, August 23, 1999
oppure
Propellant-less Electromagnetic Propulsion di Stavros G. Dimitriou (TEI-Athens, Dept. of Electronics Engineering) e Dr. David King (The University of Manchester – Division of Electrical Engineering)
o anche How Electromagnetic Propulsion Will Work di Kevin Bonsor
E, a proposito del “Warp drive” allo studio della NASA, vedi anche il romanzesco Propulsione a curvatura di Salvatore Carboni!
ULTERIORE ESEMPLIFICAZIONE
PROSEGUENDO…
COMMENTI
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